3° comandamento: “Taglia i costi”

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  1. serglasser12
     
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    Proseguiamo a svelare “I 10 comandamenti per l’investitore informato” che vuole gestire serenamente i propri risparmi. In pratica sono indicazioni di buon senso che vanno rispettate per non cadere vittima delle numerose trappole finanziarie disseminate sul nostro cammino.

    Quali costi possono essere risparmiati dall’investitore? Sicuramente quelli gravanti sui molti prodotti complessi strutturati ad hoc per “nascondere” dei costi ingiustificati. Questi costi, (sotto forma di commissioni di entrata, caricamenti, gestione, performance, uscita, aliquota di retrocessione, ecc.) hanno l’effetto di trasferire una parte del denaro del cliente agli intermediari che hanno venduto il prodotto e alle società che l’hanno confezionato.

    Ma vediamo alcuni dei prodotti a disposizione del risparmiatore che, per mancanza di volontà o di competenza, non investe direttamente in azioni e obbligazioni, ma sottoscrive prodotti finanziari gestiti. Il prodotto più semplice è il fondo comune di investimento (fondo o sicav) che permette con un’unica operazione di investire su una pluralità di titoli attuando una corretta e raccomandabile diversificazione. Lo svantaggio principale è rappresentato dai costi: commissioni di entrata e uscita, commissioni di gestione, commissioni di performance, commissione di banca depositaria, le spese per la pubblicazione della quota, spese postali e amministrative, spese di revisione e bolli e le spese di compravendita di titoli interni.

    Il peso dei costi e la sostanziale indicizzazione al mercato della stragrande maggioranza dei prodotti fa sì che, come puntualmente evidenziato dall’annuale analisi di Mediobanca, i fondi comuni offrano dei rendimenti inferiori a quelli del mercato di riferimento. L'ultima analisi completa, quella relativa al 2007, conferma un quadro sconfortante per i risparmiatori: se a 1 anno solo 13% dei fondi italiani batte il proprio benchmark, su periodi di 3 e 5 anni la situazione è catastrofica, con solo l'1% dei fondi italiani con rendimenti al di sopra del proprio indice di riferimento (rappresentato dall’andamento del mercato in cui il fondo investe i soldi dei sottoscrittori). Se a ciò aggiungiamo l’impossibilità di selezionare con certezza ex-ante i fondi che daranno i risultati migliori nel futuro, è evidente come l’affidarsi a questi strumenti non sia la soluzione più efficiente. Spesso infatti il criterio di scegliere i “best perfomer” del passato si rivela un metodo inefficace, in quanto è possibile che i buoni rendimenti realizzati siano frutto del caso e non dell’abilità del gestore.

    L’alternativa, disponibile da qualche anno anche per gli investitore italiani, è rappresentata dagli Exchange Traded Fund, meglio conosciuti con l’acronimo ETF. Gli ETF non sono altro che dei fondi a gestione passiva, ma che vengono scambiati in borsa in tempo reale come le azioni. La composizione degli ETF è quindi identica a quella del mercato di riferimento ed è realizzata attraverso l'ausilio di computer invece che di gestori in carne ed ossa.

    Grazie alla gestione passiva i costi sono inferiori fino all'80% rispetto ai fondi comuni equivalenti. Questo non significa che la scelta degli etf su cui investire sia semplice, ma solo che, a parità di mercato di riferimento, mediamente l’investimento negli etf rappresenta una soluzione più efficiente. Quanto all’efficacia dipenderà dalla capacità di costruire e monitorare un’asset allocation in base alle proprie esigenze e ai propri obiettivi, ma questo è un altro aspetto.

    Negli ultimi anni tra i prodotti più venduti dagli intermediari (tra cui le Poste Italiane) hanno fatto la parte del leone le polizze finanziarie, Index linked o Unit linked dai nomi altisonanti e evocativi, che dietro la più o meno complessa struttura celano una moltiplicazione di costi a carico del sottoscrittore. Inoltre sono prodotti poco liquidi e non garantiscono nemmeno la restituzione del capitale come, a dispetto di quello che i risparmiatori si sono sentiti assicurare al momento della vendita, ben sanno i sottoscrittori delle index con sottostante obbligazioni dell’americana Lehman Brother e delle Banche islandesi fallite, che devono ora fare i conti con l'insolvenza degli emittenti.

    Quindi prima di sottoscrivere un qualsiasi prodotto è raccomandabile prendersi il tempo necessario ad analizzarne pro e contro, e in caso sia “difettoso” restituirlo al mittente…

     
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0 replies since 13/1/2010, 15:43   18 views
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