File sharing ?

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  1. serglasser
     
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    File sharing: Altroconsumo chiede all'Ordine di richiamare gli avvocati dei discografici e si schiera a difesa dei "minacciati

    Altroconsumo ha invitato, con questa raccomandata , l'Ordine degli Avvocati di Bolzano a intervenire con urgenza per violazione del Codice Deontologico Forense nei confronti di Otto Mahlknecht, legale della casa discografica tedesca Peppermint Jam Records Gmbh, e mittente nei giorni scorsi di una "intimidatoria" missiva nei confronti di alcuni utenti della Rete (tra cui alcuni nostri soci).

    Questa la vicenda. Più di 3.600 utenti di Internet giorni fa hanno ricevuto una tanto perentoria quanto "minacciosa" lettera raccomandata dallo studio legale altoatesino Mahlknecht & Rottensteiner, studio che difende gli interessi della società discografica Peppermint di Hannover. I discografici tedeschi, infatti, accusano gli utenti in questione di aver scaricato e messo in condivisione (attraverso una piattaforma di Peer2Peer) alcuni file coperti da diritto d'autore e intimano, nella raccomandata, il pagamento di 330 euro (a parziale risarcimento di "ipotetici" danni) e l'immediata rimozione dei file contestati.
    MODULO:
    http://www.altroconsumo.it/images/16/165023_Attach.pdf

    Gli utenti raggiunti dalla raccomandata, infatti, pagando i 330 euro vedrebbero chiudersi "bonariamente" la vertenza con i discografici teutonici, evitando pertanto l'avvio di una causa penale. Si tratta di una procedura sulla quale molto c'è da obiettare, così come crea forti dubbi (violazione della privacy) anche il modo con il quale sono stati acquisiti gli indirizzi IP degli utenti coinvolti. Il lavoro di ricerca e individuazione dei file "abusivi" è stato condotto dalla società svizzera Logistep; attraverso questa attività (sulla legittimità della quale tra l'altro abbiamo sollecitato il Garante per la Privacy a prendere una chiara posizione qui link alla lettera) si è poi risaliti ai nominativi legati agli indirizzi IP grazie anche a un'ordinanza del Tribunale di Roma nei confronti di Telecom (individuata attraverso gli indirizzi IP acquisiti dalla Logistep quale ISP).

    Purtroppo il caso rischia di allargarsi. Proprio in questi giorni, infatti, ci sarebbero almeno altri due procedimenti cautelari in corso a Roma contro Tiscali e Wind Infostrada, questa volta attivati da una società polacca che opera nel settore dei videogiochi; i legali della stessa società ci avevano già provato poco tempo fa in Francia suscitando anche in quella occasione il disappunto dell'Ordine degli Avvocati e il conseguente avvio di un'indagine per verificare possibili violazioni del codice deontologico (cosa che ci auguriamo, appunto, accada anche da noi). Lo schema, comunque, resterebbe lo stesso utilizzato nella vicenda Peppermint, ovvero l'utilizzo del software della Logistep (ancora lei) per rintracciare gli indirizzi IP dei presunti "pirati" e il ricorso al tribunale di Roma per obbligare i provider a fornire i dati fisici abbinati agli IP. Proprio su questi due procedimenti ancora in corso pare, però, voglia finalmente intervenire il Garante per la Privacy, così come annunciato in un suo recente comunicato.

    A fronte di un comportamento che noi riteniamo scorretto e lesivo dei diritti dei consumatori, è bene si facciano da subito alcune importanti considerazioni:

    il coinvolgimento delle persone e l'ammontare del danno va provato caso per caso e Peppermint non può agire, allo stesso tempo, da parte lesa e da giudice, stabilire colpe e quantificare danni; come ha affermato lo stesso Fiorello Cortiana (membro del Comitato consultivo sulla Governance di Internet del Ministero dell'Innovazione) l'azione legale della Peppermint è basata su "un danno presunto e non documentato da prove";
    se anche la questione si dovesse chiudere "bonariamente" i consumatori di fatto non evitano il coinvolgimento penale; trovare un accordo con la parte lesa non elimina la perseguibilità in ambito penale del consumatore: il reato infatti è perseguibile d'ufficio e, tra l'altro, il consumatore, accettando la transazione, ammette implicitamente la colpa;
    i risultati della Logistep non sono affatto "una prova"; la prova va valutata in contraddittorio e davanti al giudice. Inoltre, proprio perché l'IP identifica un Pc (e in molti casi neanche quello, pensiamo alle reti Wifi) non chi lo usa, la responsabilità non può essere addossata automaticamente al proprietario e neanche è possibile costringere il proprietario (ammesso che sia in grado di dirlo) a rivelare chi usa il suo computer o a dedurre la colpevolezza da un eventuale diniego.
    Ciò detto, invitiamo tutti i consumatori raggiunti dalla raccomandata della Peppermint a contattarci all'indirizzo mail [email protected], per avere ulteriori informazioni, ottenere importanti indicazioni su come comportarsi e conoscere nel dettaglio le iniziative di Altroconsumo atte a far valer i diritti di tutti gli utenti coinvolti in questa vicenda. Altroconsumo continua a ritenere legittima la difesa della proprietà intellettuale, uno dei pilastri della società dell'informazione, ma occorre garantirla nel rispetto dei diritti fondamentali degli utenti.

    Forme di collaborazione assai meno invasive dell'autonoma investigazione posta in essere dalla Peppermint hanno recentemente dato luogo ad un vero e proprio sollevamento del "popolo della Rete" in occasione della approvazione della direttiva IPRED 2 in prima lettura. Qui però, si va ben oltre l'IPRED 2, stiamo assistendo ad un salto di qualità della lobby in questo settore: non si cerca più di fare in modo che siano approvate leggi discutibilissime ma si utilizza quello che c'è calpestando di fatto il diritto, altro che squadre di investigazione congiunte, qui se la cantano e se la suonano e se questa azione non viene fermata al più presto anche con adeguata punizione di chi ha tentato di mettere in piedi il marchingegno rischiamo che sia legittimato un modus operandi a dir poco aberrante.

    Richiesta urgente di intervento per violazione del Codice Deontologi
     
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0 replies since 2/6/2007, 18:09   73 views
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